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Le geometrie variabili

Editoriale di luglio 2024

Gabriel Attal, primo ministro francese, lascia l’Eliseo a Parigi, Francia, il 16 luglio 2024, dopo l’ultimo Consiglio dei ministri prima che Emmanuel Macron accettasse le sue dimissioni. (Photo by Telmo Pinto/NurPhoto) Telmo Pinto / NurPhoto / NurPhoto via AFP

Le recenti elezioni europee, che hanno avuto una ricaduta immediata a livello di politica interna francese, hanno confermato nei numeri la maggioranza esistente, anche se con qualche aggiustamento nei rapporti di forza. Le linee generali di azione volte ad una maggiore autonomia dell’Europa in alcuni settori chiave sembrano confermate, e l’auspicio è che la prossima Commissione possa agire in maniera più decisa a favore di uno sviluppo industriale adeguato agli obiettivi fissati. 

La domanda che però deve essere posta è quella relativa al modo in cui all’interno dell’Europa dovranno essere prese le decisioni. Nel campo della difesa ad esempio diverso è il modo in cui i paesi dell’est europa guardano alle strategie da adottare rispetto ai paesi dell’ovest. Diversa ancora, almeno in questa fase è la visione della Germania che in qualche modo si trova a metà tra i due settori, e condivide alcuni dei problemi di una parte ed alcuni dell’altra.  

Rimangono poi diverse le visioni di blocchi di paesi sulle questioni energetiche, mentre quelle relative alle infrastrutture dei trasporti spesso rispondono a criteri di vicinanza geografica, come è naturale che sia. L’unico criterio unificante sembra essere quello legato alle esigenze dell’innovazione a livello industriale e dell’approvvigionamento delle materie prime critiche, dove va senz’altro privilegiata la visione dell’interesse comune europeo. 

In un’epoca di contrasti e divisioni come questa, per costruire una vera sovranità europea una strada concreta è senz’altro quella di procedere a partire dai bilateralismi forti, nati da istanze geografiche storiche e culturali e da legami economici consolidati, capaci di appoggiarsi tra di loro e creare settori rinforzati a livello macro-regionale. In questo modo le necessità dell’occidente del continente potrebbero sostenersi reciprocamente, dando alla Germania quel ruolo di cerniera tra est ed ovest che le è naturale. 

Allo stesso modo, tramite bilateralismi allargati, ed una rete di relazioni diplomatiche ben articolata sulla base di tradizioni storiche consolidate,  si potrebbe creare quel rafforzamento dell’asse meridionale dell’Europa che passa necessariamente per una politica del Mediterraneo su cui Italia e Francia sono chiamate ad uno sforzo congiunto, soprattutto a livello di politica navale, civile e militare. 

L’obiettivo è sempre quello dell’Europa Unita, ma se se ne vuole fare una vera realtà politica e non una semplice area commerciale, si deve abbandonare la strada del consensus classico e dell’unanimità ed abbracciare quella dell’interesse strategico condiviso. 

Fabrizio Maria Romano, Presidente di IREFI