A Bologna arrivano i primi pezzi del Supercomputer Leonardo

«Dalla gestione dei big data passa la sicurezza di Stati e imprese». Ne è certo Giuseppe Di Franco, AD della divisione italiana di Atos, il gruppo numero uno in Europa nel Cloud, Cybersecurity e High-Performance Computing e leader globale nella trasformazione digitale con 110mila dipendenti in 73 Paesi e 12 miliardi di euro di fatturato consolidato. Parole che Di Franco ha pronunciato durante la visita al Cineca di Bologna, il consorzio italiano interuniversitario con cui Atos ha iniziato a lavorare in questi giorni per installare al Tecnopolo uno dei cinque più potenti supercomputer al mondo, Leonardo. I primi componenti della macchina comunitaria da 240 milioni di euro – cofinanziata da EuroHPC Joint Undertaking e MUR, che sarà una delle risorse del Centro nazionale di supercalcolo finanziato dal PNRR – hanno iniziato ad arrivare questa settimana nell’area dell’ex Manifattura Tabacchi di Bologna trasformata in cittadella della scienza, dove sono programmati quattro tir alla settimana (30 in tutto) per portare al Tecnopolo quasi 5mila server e 157 rack, per un totale di oltre 360mila kg di peso e centinaia di chilometri di cavi.

Ad Atos il compito di assemblarli con l’obiettivo di essere pronti alla fine dell’estate per la messa in esercizio di un data center in grado di effettuare, a regime, 250 milioni di miliardi di operazioni al secondo. «Il costante sviluppo dell’High Performance Computing – spiega il CEO di Atos Italia – ha ampiamente dimostrato le potenzialità di questa tecnologia nell’ambito della ricerca e dell’industria. Proprio qui, all’interno del tecnopolo bolognese siamo riusciti a portare questa tecnologia ad un livello ancora superiore, garantendo il 20% di tutta la capacità computazionale europea. L’HPC ha un ruolo chiavo nello sviluppo di una compiuta sovranità digitale europea: dalla capacità di calcolo e dalla gestione dei dati passano ormai la sicurezza e l’autonomia di nazioni e imprese europee».   

Fonte Sole 24 Ore: Ilaria Vesentini

«Dalla gestione dei big data passa la sicurezza di Stati e imprese». Ne è certo Giuseppe Di Franco, AD della divisione italiana di Atos, il gruppo numero uno in Europa nel Cloud, Cybersecurity e High-Performance Computing e leader globale nella trasformazione digitale con 110mila dipendenti in 73 Paesi e 12 miliardi di euro di fatturato consolidato. Parole che Di Franco ha pronunciato durante la visita al Cineca di Bologna, il consorzio italiano interuniversitario con cui Atos ha iniziato a lavorare in questi giorni per installare al Tecnopolo uno dei cinque più potenti supercomputer al mondo, Leonardo. I primi componenti della macchina comunitaria da 240 milioni di euro – cofinanziata da EuroHPC Joint Undertaking e MUR, che sarà una delle risorse del Centro nazionale di supercalcolo finanziato dal PNRR – hanno iniziato ad arrivare questa settimana nell’area dell’ex Manifattura Tabacchi di Bologna trasformata in cittadella della scienza, dove sono programmati quattro tir alla settimana (30 in tutto) per portare al Tecnopolo quasi 5mila server e 157 rack, per un totale di oltre 360mila kg di peso e centinaia di chilometri di cavi. Ad Atos il compito di assemblarli con l’obiettivo di essere pronti alla fine dell’estate per la messa in esercizio di un data center in grado di effettuare, a regime, 250 milioni di miliardi di operazioni al secondo. «Il costante sviluppo dell’High Performance Computing – spiega il CEO di Atos Italia – ha ampiamente dimostrato le potenzialità di questa tecnologia nell’ambito della ricerca e dell’industria. Proprio qui, all’interno del tecnopolo bolognese siamo riusciti a portare questa tecnologia ad un livello ancora superiore, garantendo il 20% di tutta la capacità computazionale europea. L’HPC ha un ruolo chiavo nello sviluppo di una compiuta sovranità digitale europea: dalla capacità di calcolo e dalla gestione dei dati passano ormai la sicurezza e l’autonomia di nazioni e imprese europee».   

Fonte Sole 24 Ore: Ilaria Vesentini