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Europa unita

Editoriale di giugno 2024

L’idea originaria che è alla base dell’Europa unita ha, come tutte le idee fondanti, un carattere utopico ed uno pratico e, per molti aspetti, delle radici che riportano alle lotte per l’indipendenza che si sono svolte nel XIX Secolo.

Il carattere repubblicano che era necessario a quell’idea e che per primo fu immaginato da Giuseppe Mazzini è oramai dominante da molti decenni, ma non si può dire che la distanza tra utopia e azione pratica nella costruzione dell’Europa unita sia diminuita quanto sarebbe stato necessario, quantomeno in questi ultimi venticinque anni, in cui pure sono state adottate delle decisioni unificatrici importanti, ed a vari livelli.

Nella storia, solitamente sono i momenti di crisi che impongono delle svolte sino a quel momento rinviate, sia per pigrizia che per naturale senso di conservazione, ed è chiaro che se vogliamo sul serio una Comunità Europea efficiente e sovrana, sia necessario fare delle scelte radicali e coraggiose, come ci ammoniscono sia Enrico Letta che Mario Draghi nei loro lavori di analisi e proposta, commissionati a livello di Consiglio europeo.

Il 7° Forum Francia-Italia delle Imprese e dell’Innovazione di Palazzo Farnese svoltosi il 30 e 31 maggio nella sede dell’Ambasciata di Francia, ha lavorato come sempre in direzione dell’approfondimento dei rapporti e della conoscenza tra Italia e Francia, in un settore in cui l’Esagono ha sviluppato un lavoro importantissimo, pieno di best practices che potrebbero aiutare lo sviluppo dell’Italian Tech. Il Manifesto comune Italia-Francia sull’Innovazione, e la Call for Ideas “Super Sapiens Europe”, per creare un ecosistema concreto dell’innovazione tra Italia e Francia, sono il risultato dell’azione del Board Innovation nel frattempo costituito da IREFI e la base concreta su cui lavoreremo da oggi in poi.

L’Unione dei talenti di Italia e Francia deve agire con convinzione a partire dai temi dell’innovazione, legati al nostro futuro, fornendo benefici a livello bilaterale, ma anche al  resto dell’Europa che, invece di inseguire un’improbabile unanimità, dovrà forse sviluppare più assi mobili, capaci di unire i vari bi-lateralisimi che nascono sempre da motivi concreti, dall’economia come dalla cultura come dalla vicinanza geografica.

In ogni caso gli interessi nazionali sono chiamati, tutti, senza nessuna eccezione, a fare un passo indietro, pena l’irrilevanza dell’Europa di fronte a concorrenti dotati di meno talento e meno tradizione, ma di maggiore efficienza e maggiori risorse.

Fabrizio Maria Romano, Presidente di IREFI