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DRI d’Italia guarda alla Puglia Hydrogen Valley

 

DRI d’Italia, la società pubblica costituita lo scorso anno per dare concreta attuazione al piano di decarbonizzazione del polo siderurgico di Taranto nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, potrebbe acquistare almeno parte l’idrogeno necessario al suo ciclo produttivo da Alboran Hydrogen, Edison e Saipem, che proprio in Puglia stanno sviluppando una delle prime Hydrogen Valley italiane. La società, partecipata al 100% da Invitalia, con il decreto Aiuti Ter di settembre scorso è stata dotata di un ‘tesoretto’ da 1 miliardo di euro per realizzare un impianto di produzione di preridotto, o DRI (Direct Reduced Iron), il prodotto intermedio con cui verranno poi alimentati i nuovi forni elettrici dello stabilimento ex-Ilva, che dovranno sostituire gli attuali altiforni tradizionali alimentati a carbone nella produzione di acciaio.

Quando questo impianto sarà pronto, produrrà a partire dal 2026 circa due milioni di tonnellate di preridotto, destinate ad Acciaierie d’Italia. E saranno prodotte utilizzando gas naturale e almeno il 10% di idrogeno verde, quota destinata ad aumentare nel tempo. Al netto della questione costi, resta il tema dell’effettiva possibilità di approvvigionarsi dell’H2 necessario, ed è per questo che DRI d’Italia – come ha rivelato l’AD della società Stefano Cao – si sta già muovendo “nella direzione di opzionare idrogeno finalizzando un accordo con Alboran Hydrogen Brindisi al fianco di Edison”.

Fonte: Hydronews.it

DRI d’Italia, la società pubblica costituita lo scorso anno per dare concreta attuazione al piano di decarbonizzazione del polo siderurgico di Taranto nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, potrebbe acquistare almeno parte l’idrogeno necessario al suo ciclo produttivo da Alboran Hydrogen, Edison e Saipem, che proprio in Puglia stanno sviluppando una delle prime Hydrogen Valley italiane. La società, partecipata al 100% da Invitalia, con il decreto Aiuti Ter di settembre scorso è stata dotata di un ‘tesoretto’ da 1 miliardo di euro per realizzare un impianto di produzione di preridotto, o DRI (Direct Reduced Iron), il prodotto intermedio con cui verranno poi alimentati i nuovi forni elettrici dello stabilimento ex-Ilva, che dovranno sostituire gli attuali altiforni tradizionali alimentati a carbone nella produzione di acciaio. Quando questo impianto sarà pronto, produrrà a partire dal 2026 circa due milioni di tonnellate di preridotto, destinate ad Acciaierie d’Italia. E saranno prodotte utilizzando gas naturale e almeno il 10% di idrogeno verde, quota destinata ad aumentare nel tempo. Al netto della questione costi, resta il tema dell’effettiva possibilità di approvvigionarsi dell’H2 necessario, ed è per questo che DRI d’Italia – come ha rivelato l’AD della società Stefano Cao – si sta già muovendo “nella direzione di opzionare idrogeno finalizzando un accordo con Alboran Hydrogen Brindisi al fianco di Edison”.

Fonte: Hydronews.it